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    Pallamano Decima

    CENTO (FE) - Riccardo Moraschini, ovvero quando il basket è nel dna

    01/02/2016

    Giocatore di basket del cento - pievese, classe 1991 con un passato in Virtus ed ora militante nelle Stings di Mantova in serie A2. Origini cestistiche, obiettivi nel presente, ambizioni e curiosità: Riccardo Moraschini si racconta a Terredacquanews.

    Riccardo, tu ora sei un 25enne già cestisticamente formato, ma come ti sei avvicinato alla palla a spicchi? Sei figlio d’arte, giusto?

    “Non solo figlio, ma anche nipote d’arte. Infatti sia mio padre che mio zio hanno giocato a basket nella squadra Benedetto XIV di Cento, quindi devo sicuramente a loro il mio interesse iniziale per il basket”.

    Hai mosso i tuoi primi passi da giocatore nella città di Bologna; riconosciuta in tutta Italia come “Basket City”. Come ci si sente a vivere tutti i giorni e per tanti anni, una città che “sanguina” pallacanestro, con una rivalità accesissima tra due squadre che hanno fatto la storia del basket, non solo italiano, ma anche europeo?

    “Sinceramente a me è una cosa che piace molto. Mi sono sempre trovato benissimo a Bologna, c’è una rivalità accesissima tra la Virtus e la Fortitudo, la città vive tutto questo in maniera molto energica, infatti una delle prime domande che ti fanno quando vai a Bologna è sicuramente per quale squadra di basket fai il tifo”.

    Tu ora giochi a Mantova, in serie A2. Come ti trovi in questa società e quali sono le ambizioni per il campionato?

    “Sono estremamente a mio agio all’interno di questa società, mi trovo veramente bene: c’è un progetto solido alle spalle, tutti remiamo nella stessa direzione e faremo il possibile per rispettare quelli che sono gli obiettivi presi ad inizio stagione”.

    Senza bisogno di nascondersi, l’obiettivo è salire di categoria?

    “Sicuramente la squadra è stata allestita per raggiungere i play off, ma il campionato di A2 è veramente tosto: sono 32 squadre divise in due gironi da 16, che lottano per un unico posto valido per raggiungere la serie A1 e a mio avviso ci sono sicuramente 5 o 6 di queste attrezzate per giocarsi il grande salto. Ce la metteremo tutta per arrivare fino in fondo”.

    Hai qualche rito tuo personale o di squadra?

    “Non sono un tipo particolarmente scaramantico, ma normalmente sono uno degli ultimi, se non l’ultimo ad uscire dagli spogliatoi prima della partita. Non so, forse per trovare la giusta concentrazione”.

    Non si può non menzionare un campione “nostrano” che milita nell’Nba: Marco Belinelli. Tu hai avuto modo di conoscerlo e di lavorare con lui fianco a fianco nelle esperienze in Nazionale. Come ti sei trovato?

    “E’ un campione vero, anche se è un ragazzo molto umile. Ha lavorato tanto sia a livello tecnico nel corso degli anni per migliorarsi, che a livello fisico, dove negli States sono maestri. Là non si fermano mai, giocano ogni due giorni e la condizione fisico atletica deve essere sempre su standard altissimi. Lui si è abituato alla grande a questo sistema, differente da quello europeo e i risultati si sono visti. Insomma, se è stato l’unico italiano a vincere l’anello, ci sarà ben un motivo!”

    C’è qualcos’altro oltre al basket per Riccardo Moraschini?

    “Sono un super appassionato di calcio, tifosissimo della Juve e in estate, appena ho un attimo libero, infilo le scarpe da calcetto e corro al campetto a giocare con gli amici. Poi seguo tutti i campionati possibili e immaginabili in televisione”.

    Gabriele Monari

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